Category: Mondo Immobiliare (91)

La cedolare secca anche per i contratti dei locali commerciali

Era stata già annunciata dal sottosegretario all’Economia Massimo Bitonci ed è stata inserita nel Documento di Economia e Finanza presentato nei giorni scorsi.

Parliamo della flat tax sui locali commerciali.
Noi, però, abbiamo imparato a conoscerla come “cedolare secca“.

Una misura a lungo richiesta dalle associazioni di categoria, ma soprattutto dai cittadini proprietari di negozi, soprattutto dopo lo straordinario successo che la tassa piatta aveva ottenuto sui contratti abitativi.

Cosa è scritto nel DEF.

Oggi si introduce una flat tax con aliquota al 21% sui contratti per i locali commerciali.
L’aliquota agevolata si applicherà solo ai nuovi contratti di locazione e, al momento, solo per il 2019.

Restiamo ovviamente in attesa del passaggio parlamentare e dell’approvazione della manovra, anche per capire gli ambiti di applicazione della nuova aliquota.
Se, ad esempio, si potrà applicare a tutti i contratti ad uso diverso dall’abitativo, o solo ai locali commerciali;
se il suo funzionamento sarà uguale a quello della cedolare secca per gli immobili residenziali, andando ad inglobare le imposte di registro e di bollo, se sarà bloccato l’adeguamento ISTAT per la durata dell’opzione.

Quanto si può risparmiare con la cedolare secca sui negozi?

Ipotizzando un locale con un canone annuo di 9600,00€ (800,00€/mese) applicando la tassazione ordinaria, si arriverebbe a pagare l’aliquota del 38% o del 41%, pagando quindi di tasse una cifra che va dai 3648,00€ ai 3936,00€.
Con la flat tax con aliquota al 21%, invece, il risparmio sarebbe di quasi 2000,00€.

Vi terremo informati sugli sviluppi, nel frattempo, se questo articolo è stato utile, condividetelo!

Affittare il posto auto: come fare?

Nelle città moderne il posto auto è un bene primario. Chi non lo ha, spesso deve trascorrere intere ore a cercarlo in strada mentre chi lo ha se lo tiene ben stretto.

Abbiamo ricevuto, da parte di una nostra amica cliente, una domanda relativa alla possibilità di affittare il proprio posto auto e, come sempre, abbiamo colto l’occasione per approfondire l’argomento.

Vuoi affittare un tuo posto auto di proprietà? Ecco cosa fare.

È possibile affittare un posto auto?
Sì, il posto auto di proprietà può essere locato a terzi.

Quale contratto di locazione deve essere utilizzato?
Per questo tipo di locazioni, va utilizzato il contratto “completamente libero”. Si tratta di quella tipologia di contratti disciplinata solo dal Codice civile e non dalla L. 431/98.
Si può quindi liberamente scegliere:
– la durata
– il canone
– disdette e rinnovi

Questo contratto va registrato?
Certamente. Come tutti i contratti di locazione (eccetto quelli di durata inferiore ai 30 gg complessivi nell’anno), va registrato.

Quanto si paga?
Esattamente come per i contratti di locazione residenziali e commerciali, si deve pagare un’imposta di registro pari al 2% del canone di locazione annuo e l’imposta di bollo pari a 16,00€ ogni 100 righe.
Per la prima registrazione l’importo dell’imposta non può essere inferiore ai 67,00€, mentre per le annualità successive sì.
La registrazione, come sempre deve essere effettuata entro 30 giorni dalla data di stipula del contratto.

Si può pagare per l’intera durata del contratto?

Sì. Chi sceglie di pagare per l’intera durata del contratto ha diritto a uno sconto, che consiste in una detrazione dall’imposta dovuta pari alla metà del tasso di interesse legale  moltiplicato per il numero delle annualità di durata del contratto.

Avete ancora dubbi? Chiamateci!

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Acquistare immobili con i Bitcoin in Italia

“Ho comprato casa pagandola in Bitcoin”.  Una frase impensabile fino anche solo ad un anno fa, eppure è accaduto in Italia e nello specifico a Torino.
Un immobile in centro nel capoluogo piemontese è stato acquistato da un cittadino cinese, pagando il corrispettivo con la prima e più famosa delle criptovalute.

Quali prospettive apre nel mercato immobiliare questa notizia? Proviamo a fare un po’ di chiarezza sugli elementi di questo nuovo, possibile scenario.

Cosa sono i Bitcoin

I Bitcoin sono una moneta virtuale.  È denaro, ma non ha un supporto fisico (quindi non c’è banconota o monetina per scambiarli, anche se per semplicità li raffiguriamo come se questo supporto ci fosse!). Non è emesso o garantito da una Banca Centrale, ma è frutto di un software appositamente programmato. Si tratta di un sistema autogovernato, aperto alla partecipazione di tutti, senza che nessuno possa prenderne il controllo.

È nato nel 2009 (il loro inventore si nasconde dietro lo pseudonimo di “Satoshi Nakamoto”) e tutte le transazioni che avvengono in Bitcoin, sono registrate in una sorta di “registro” pubblico che si chiama “Blockchain”, al quale possono accedere tutti ma che nessuno può modificare senza avere il consenso del 50% dei partecipanti.

Si definisce “criptovaluta” in quanto ogni possessore di questa moneta, ha all’interno del proprio portafoglio (che viene definito proprio “wallet“) una coppia di chiavi crittografate, una pubblica e una privata, che consentono di effettuare le transazioni. In pratica la chiave pubblica è l’indirizzo da cui si inviano o si ricevono i pagamenti, quella privata racchiude la firma digitale per autorizzarli. Se la chiave privata di un wallet viene smarrita, la moneta ad essa associata, non potrà più essere disponibile.

Acquistare immobili in bitcoin: i possibili scenari

In Italia l’Agenzia dell’Entrate con la risoluzione n. 72/E del 2016 ha chiarito il trattamento fiscale applicabile alle operazioni di acquisto e cessione di moneta virtuale, specificando che i “Bitcoin sono una moneta virtuale, utilizzata in alternativa a quella tradizionale avente corso legale“.
Questo significa che è possibile utilizzarla come corrispettivo anche per l’acquisto di un immobile.

Il primo a pubblicizzare la possibilità di acquistare immobili con Bitcoin è stato il Gruppo Immobiliare Barletta che ha deciso di permettere di pagare con la cripto valuta gli appartamenti di un edificio riqualificato nel quartiere San Lorenzo a Roma.

Nonostante Roma fosse in pole position,la prima vendita immobiliare in Bitcoin si è svolta però a Torino.

Possibili scenari futuri

La diffusione e l’utilizzo delle criptovalute può sia essere una grande opportunità che rivelarsi una bolla speculativa.
In ogni caso, per il mercato immobiliare al momento è difficile immaginare un passaggio dalla moneta tradizionale alla criptovaluta.
Al momento influisce su questa possibilità, innanzitutto la grande volatilità dei Bitcoin, il cui valore può prevedere grandi oscillazioni, e le complicazioni in fase di rogito, che spingono per lo più i professionisti del settore a consigliare di convertire la propria moneta virtuale in valuta tradizionale e poi procedere all’acquisto.

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Quando-la-casa-non-è-mutuabile-

Lo si legge negli annunci e spesso lo si sente dire durante le trattative. A volte capita che la casa che si vuole acquistare non sia mutuabile.
Ma cosa significa mutuabile?
In economia sta a significare un qualcosa che possa essere oggetto di mutuo bancario. Ha anche un altro significato legato all’assistenza sanitaria, ma in questo momento ci interessa il primo significato.

Per capire bene di cosa stiamo parlando, occorre fare un passo indietro.

In Italia tutti gli immobili sono divisi per categorie. Per semplificare in modo estremo, esiste una categoria destinata alle abitazioni e gli uffici (A) , una destinata agli immobili relativi ai servizi (B) e una agli immobili commerciali con le loro pertinenze (C). Un immobile, per essere una casa, quindi abitabile secondo la legge, deve rientrare in alcune sottocategorie del gruppo A. E questo può avvenire se rispecchia dei requisiti urbanistici dettati dalla legge (altezze, grandezza delle stanze, quantità di finestre ecc.)

Quando si è in procinto di acquistare un’abitazione, quindi, è estremamente importante verificare che l’immobile scelto rientri nella categoria catastale A e che, quindi, abbia tutte le carte in regola per poter essere abitato.

Perché avere le carte in regola?

Perché è così importante che dal punto di vista catastale l’immobile scelto sia conforme sotto il profilo urbanistico e catastale a quanto prescrive la legge?
In quanto, nel caso in cui venga richiesto un muto, il perito della banca è obbligato a visionare la documentazione e l’immobile per controllare che i documenti rispecchino lo stato di fatto dell’immobile stesso. Se questa corrispondenza dovesse mancare, non sarebbe possibile chiedere un mutuo e perciò si direbbe che la casa non è “mutuabile”. Non si potrà quindi neanche usufruire delle agevolazioni prima casa. O una volta acquistata magari senza mutuo, trasferire lì la residenza.

Una casa non mutuabile, in realtà, è una contraddizione in termini.  Una casa non mutuabile, è una casa non vendibile, perché presenta difformità urbanistiche tali da non poter essere sanate.

Attenzione! Non stiamo dicendo che gli immobili appartenenti alle categorie catastali diverse dalla A non siano acquistabili o mutuabili. Stiamo dicendo che non lo sono nella misura in cui in quegli immobili si voglia abitare.

E se poi dopo l’acquisto volessi comunque abitare un immobile non abitabile?
In questo caso, si incorrerebbe il rischio, in caso di controlli, di essere denunciati per abuso edilizio. Questo ad esempio è il caso di molti degli immobili accatastati C3, ovvero i famosissimi e molto di moda soprattutto nei grandi centri urbani “loft”.

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