Feb
22

Case Green, la proposta supera il primo step

La commissione Industria, Ricerca ed Energia del Parlamento Europeo, ha dato il via libera alla proposta di revisione della Direttiva europea sulle case green, ovvero sulle performance energetiche degli edifici.

Di cosa si tratta?

La Direttiva UE sulle case green (Energy Performance of Buildings Directive – EPBD) è uno strumento che nasce con due obiettivi: la riduzione delle emissioni nette di gas serra di almeno 55% entro il 2030 e il conseguimento della neutralità climatica entro il 2050. Secondo la Commissione Europea, infatti, gli edifici presenti negli Stati dell’Unione sono responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas serra del loro territorio.
A marzo ci sarà la seduta plenaria del Parlamento con la votazione sulla posizione finale del Parlamento stesso, che darà il via al negoziato (detto “trilogo”) con le altre istituzioni dell’Unione (Commissione e Consiglio) per arrivare poi alle disposizioni finali.

Obiettivi ambizioni quelli fissati dal Parlamento europeo

Cosa prevede la Direttiva “Case green”

Tutte le nuove costruzioni dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028, dotandosi di tecnologie solari laddove possibile. Gli edifici residenziali sottoposti a importanti ristrutturazioni, invece, avranno tempo fino al 2032.
Gli edifici residenziali dovranno raggiungere la classe E entro il 2030 e la D entro il 2033. Per gli edifici pubblici, invece le scadenze sono più ravvicinate e, rispettivamente entro il 2027 e il 2030.
Secondo il Parlamento Europeo, i Paesi membri devono garantire l’abbandono dei combustibili fossili negli impianti di riscaldamento, a partire dai nuovi edifici fino ad arrivare a quelli oggetto di importanti ristrutturazioni, entro la data di recepimento della Direttiva. In ogni caso, l’obiettivo è quello di eliminarli totalmente entro il 2035 salvo deroghe specifiche.

Ogni Stato membro potrà stabilire le misure necessarie per raggiungere questi obiettivi, tenendo conto delle peculiarità e delle diversità del patrimonio edilizio nazionale. Il Parlamento suggerisce anche che i piani nazionali di ristrutturazione prevedano schemi e misure di sostegno per facilitare l’accesso a sovvenzioni e finanziamenti, con sovvenzioni e sussidi per i proprietari degli edifici con le peggiori prestazioni e per le famiglie più vulnerabili.

Le Case Green per combattere la povertà energetica

La povertà energetica

L’aumento dei prezzi dell’energia, ha portato a livelli istituzionali, forse per la prima volta su ampia scala, il dibattito sulla necessità della riduzione dei consumi e dell’efficienza energetica degli edifici.
La cosiddetta “povertà energetica” (l’impossibilità delle famiglie di poter affrontare le spese relative al riscaldamento delle case e all’uso dell’energia elettrica) ha posto l’attenzione sulla necessità di avere abitazioni con migliori prestazioni e minori consumi, in modo da consentire alle persone di affrontare le giuste spese senza mettere a repentaglio la propria salute.

Il dibattito

Il testo del Parlamento è ormai definito, tuttavia sarà il negoziato con le atre istituzioni a dare l’avvio ad un ampio dibattito sia a livello europeo che dei singoli Stati membri. Si tratta di un argomento che interessa la materia politica, sociale, economica nonché climatica.

In Italia

I Ministri italiani dell’ambiente, degli affari europei e quello dello sviluppo economico, hanno immediatamente chiarito la loro posizione di forte dubbio rispetto a questa direttiva.
Il patrimonio edilizio italiano ha delle peculiarità dovute, in primo luogo all’antichità. Si stima che il 65% degli immobili sia costruito senza alcuni criterio di risparmio energetico. Ciò determina un fabbisogno di circa 2,5 volte superiore rispetto agli edifici costruiti con maggiori requisiti di efficienza. Riscaldare queste case comporta una grave dipendenza dal gas naturale con i rischi di povertà energetica già descritti.
Nonostante la situazione italiana, dunque, al momento gli obiettivi della direttiva sono visti come troppo ambiziosi.

I paesi membri potranno fare valutazioni specifiche sul loro patrimonio immobiliare

Le deroghe

La direttiva prevederà, tuttavia, delle deroghe. Si pensa di escludere dall’applicazione della direttiva:
– monumenti ed edifici sottoposti a tutela e quelli situati in zone protette
– gli edifici residenziali utilizzati meno di quattro mesi all’anno o comunque con un consumo energetico inferiore al 25% di un consumo annuale
– gli edifici di culto
– le strutture temporanee.
I paesi membri, inoltre, nella bozza del Parlamento hanno la possibilità di valutare fattori come il costo delle materie prime, la possibilità tecnica di realizzare gli interventi e anche la disponibilità di manodopera qualificata.

Divieto di vendita o di affitto?

Assolutamente no. La Direttiva non introduce alcun limite in questo senso. Qualora il limite fosse posto, sarebbe una scelta degli Stati membri al momento del recepimento della Direttiva stessa. 

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