Category: Mondo Immobiliare (91)

La cedolare secca è stata una rivoluzione per gli affitti.

Ha letteralmente rappresentato un punto di svolta:
– aliquote sugli affitti più basse di quelle previste in precedenza;
– eliminazione della imposta di registro e di bollo;
– semplificazione delle procedure di registrazione dei contratti.

In pratica si paga di meno e in modo più semplice.
Il 21% per i contratti a canone libero ad esempio.

E ancora. Si paga anche meno se si sceglie di affittare a canone concordato.
Tipo, il 10% per i contratti agevolati.

Ma fino a quando si può “approfittare” di queste aliquote ultra scontate?

La nostra risposta ci porta diritti al 31 dicembre 2017*.

A meno che…
Facciamo un passo indietro. Se la cedolare secca sugli affitti è diventata una forma di tassazione stabilmente prevista dal nostro ordinamento, lo stesso non si può dire delle sue aliquote.
Basti pensare che quella per i canoni concordati era prima al 19%, poi scesa al 15% e poi ancora al 10%.

A meno che…
Questi sono i giorni di approvazione della Legge di stabilità per il 2018 e fonti autorevoli (lo stesso Ministro per le Infrastrutture e trasporti Graziano Delrio), parlano di una conferma per il prossimo anno dell’aliquota super agevolata per la cedolare secca.

Del resto, è una misura che fin da subito è piaciuta ai contribuenti, tanto che si chiede da più parti la possibilità di estenderla anche alle locazioni commerciali.
Se ci fosse la proroga al 2018, secondo noi, ci sarebbero serie possibilità di trasformare questo provvedimento fiscale in una misura strutturale.

Anche se, dopo sette anni dalla sua introduzione, in molti ancora non hanno ben compreso il suo funzionamento, la cedolare secca è uno strumento fiscale importantissimo per i proprietari di immobili in affitto.

Aspettiamo il testo definitivo della Legge di stabilità, e incrociamo le dita!
Noi, come sempre, vi terremo aggiornati, ma nel frattempo, se ancora non conoscete la applicabilità della cedolare secca ai vostri contratti, mandateci una mail all’indirizzo: info@homingimmobiliare.it

* Il Senato, in data 23 Dicembre 2017, ha ha approvato il Disegno di legge n. 2960 – B trasformandolo nella Legge di Bilancio  2018 (L. n. 205 del 27 Dicembre 2017) in cui è stata prorogata l’aliquota agevolata del 10% per la cedolare secca applicata ai contratti a canone concordato, per il biennio 2018 – 2019.

A chi spettano la manutenzione ordinaria e quella straordinaria

Una delle domande più frequenti riguarda la manutenzione degli appartamenti.
“Si è rotta la maniglia,  a chi tocca ripararla?”
“E i rubinetti?”
“La casa si è allagata perché c’è una perdita, chi paga l’idraulico?”

Sono domande comuni, perché c’è molta confusione su cosa spetti al proprietario e cosa spetti all’inquilino.
L’inquilino pensa generalmente che il proprietario debba provvedere a far funzionare sempre tutto ciò che è presente nell’appartamento, nuovo o vecchio che sia, anche se il guasto è dipeso materialmente da lui.
Il proprietario pensa che una volta affittato l’immobile tutto quello che accade nella casa sia un problema dell’inquilino.

Cerchiamo di capire bene quando un inquilino deve provvedere da solo a riparare un danno e quando invece il proprietario deve intervenire a sue spese.

In linea generale la manutenzione ordinaria spetta all’inquilino, mentre quella straordinaria spetta al proprietario, così come riportato dal Codice Civile all’art. 1576 e dalla Legge 392/1978.

Ma nella pratica, cosa rientra nella manutenzione ordinaria e cosa in quella straordinaria?

Ecco qualche esempio di manutenzione ordinaria e lavori di piccola manutenzione:

  • manutenzione della rubinetteria dovuta ad usura,
  • pulizia annuale di impianti e filtri (caldaia, aeratori),
  • sostituzione di prese di corrente, interruttori, lampadari, appliques,
  • manutenzione di pavimenti e parquet,
  • tinteggiatura di pareti e installazione di carta da parati,
  • riparazione di porte e finestre, sostituzione di maniglie e serrature,
  • sostituzione delle lampadine,
  • spese di spurgo,
  • la pulizia finale dell’immobile.

L’elenco non può essere esaustivo, perché nel vivere una casa, possono verificarsi tante piccole situazioni che necessitano di lavori. Sicuramente però può rendere l’idea.

A questo punto passiamo alle opere di manutenzione straordinaria.
Innanzitutto si può dire che si tratta di quelle opere che consentono di preservare il bene a lungo termine e che quindi possono essere sia pianificate nel tempo, ma anche durare poi nel tempo.
Va anche detto quindi che riguardano situazioni strutturali della casa, come ad esempio rifacimento di pavimenti o degli impianti.

Facciamo qualche esempio:

  • la installazione e la sostituzione degli impianti idrici o sanitari o di riscaldamento,
  • la sostituzione della rubinetteria,
  • installazione dell’impianto elettrico, di citofono o videocitofono, dell’allarme,
  • rifacimento dei pavimenti,
  • sostituzione delle porte e degli infissi,
  • opere di adeguamento dell’immobile e i suoi impianti alle normative vigenti.
È chiaro che esistono delle situazioni che potremmo definire borderline.

A volte un danno può essere causato dall’utilizzo prolungato della cosa da parte del conduttore o semplicemente si verifica perché l’immobile stesso è vecchio e obsoleto.
In questi casi, se non si riesce a comprendere la causa della spesa, ci si deve rifare agli usi locali, in mancanza di questi, la spesa spetta al conduttore.

Quello delle spese per la manutenzione è un argomento delicato e la nostra esperienza ci dice che in genere, soprattutto nella fase finale di un contratto, portano ad aumentare il livello di conflittualità. Consigliamo, quindi, di gestire tutte le situazioni con buon senso, pensando sempre all’obiettivo finale che per il conduttore è vivere in una casa che sia funzionale e funzionante; per il locatore, invece, è preservare il suo bene e la sua fonte di reddito.

Condividi questo articolo con qualcuno che è alle prese con opere di manutenzione ordinaria o straordinaria!

 

Qualche consiglio per superare lo stress post vacanza

Le vacanze, per chi li ha fatte sono finite. Si torna in città. Ma c’è un nemico in agguato: lo “stress da rientro dalle vacanze”. Ecco come affrontarlo.

Sembra siano 6 milioni gli italiani che soffrono dello “stress post vacanza”,  anche detto “post vacation blue”.
A quanto pare, ancor prima di iniziare le vacanze, addirittura il 21% degli italiani era preoccupato del rientro.

Preoccupano il traffico delle città, la routine quotidiana, il lavoro, i colleghi, la pulizia della casa, l’inizio della scuola. Preoccupa un po’ tutto, per cui si tende ad essere deconcentrati, stanchi, a non dormire, ad essere ansiosi, nervosi e agitati.

Gli esperti dicono che è possibile limitare tutto questo malessere  riprendendo in modo lento con le proprie abitudini, stando attenti ad una buona alimentazione, facendo movimento.

Anche la casa è una fonte di stress e se lo è durante tutto l’anno, lo è ancora di più al rientro dalle ferie, quando si trovano sommate le condizioni in cui l’abbiamo lasciata prima di partire a quelle causate dai giorni di chiusura.
Polvere, piante moribonde, valigie da disfare, panni da lavare, asciugare e stirare, spese da fare e molto altro che mette a dura prova anche i più organizzati.

Allora, ecco qualche consiglio da parte di Homing, per non essere facile vittime dello stress post vacanze.
  1. Rientrate dalle ferie con qualche giorno di anticipo rispetto a quando ricomincerete a lavorare. Questo vi consentirà di sbrigare tutte le incombenze casalinghe senza il pressante pensiero del “domani si torna al lavoro”.
  2. Disfate subito i bagagli e selezionate quello che dovrà essere lavato e stirato. Questo è un lavoro sporco, ma è bene farlo subito, tanto rimandarlo non serve a nulla. In questo modo potrete già verificare che l’abbigliamento da scuola/lavoro sia pronto nell’armadio.
  3. Dedicatevi alle vostre piante. Se le piante hanno resistito sia alla vostra assenza che alla presenza di amici e parenti che si sono offerti di innaffiarle per voi, dedicate qualche ora a sistemarle. Innaffiatele, eliminate le erbacce, fiori e foglie secche ricordando che il giardinaggio (anche a livelli non altissimi) è un’attività antistress. Vi servirà per riappropriarvi dei vostri ritmi e dei vostri spazi esterni, facendovi godere dei vostri terrazzi e balconi anche in questa fine estate.
  4. Dedicatevi a vostri animali domestici. Se non li avete portati con voi, andateli a riprendere e fatevi coccolare. La vicinanza di un animale da compagnia rallenta il battito cardiaco e aiuta a limitare lo stress.
  5. Approfittate del fatto che vi toccherà fare un po’ di pulizia e iniziate a liberarvi di quello che non vi serve. Se siete stati bravi prima di partire, dovrete rimuovere solo un po’ di polvere, quindi avrete il tempo per decidere cosa tenere con voi e cosa dare via. Seguite le regole del decluttering.

Ultimo consiglio. Se avete rimandato a settembre decisioni importanti quali vendita, acquisto della casa, affittare o meno il vostro appartamento, approfittate degli ultimi giorni libere per decidere. Non continuate a rimandare, generalmente non serve e fatevi aiutare da chi come noi lavora nel settore immobiliare.

È stato interessante questo articolo? Allora condividilo!

Cosa accade quando il prezzo di vendita non segue il mercato

Quando mettete in vendita un oggetto, il primo passo che compiete è quello di fissare un prezzo.

Difficilmente lo fate seguendo dei criteri economici, spesso, invece, seguite ogni altro criterio immaginabile.

  • Non voglio rimetterci“.
  • “Voglio guadagnarci”.
  • “La mia casa è di livello superiore”.
  • “Non accetto meno di X perché mi servono per affrontare la spesa Y”.
  • “Se non ci guadagno quello che voglio, tanto vale non vendere affatto”.

Il prezzo di un immobile sia in vendita che in affitto, non lo fa il desiderio del venditore di ottenere di più. Sono tanti i fattori che influiscono sul prezzo giusto, ma in questo momento ci vogliamo focalizzare su altro.
Sulle domande che vi dovete porre se anche voi, in qualità  di venditori, avete pensato quelle frasi.

Se vi siete detti:

  1.  “Non voglio rimetterci” e “Voglio guadagnarci”, sappiate che i prezzi delle case in vendita in tutta Italia, sono in discesa e il trend continua ad essere quello.
    Dall’inizio della “crisi” (2008), il prezzo degli immobili è sceso circa del 40%. E le prospettive che il trend si inverta non si vedono all’orizzonte. Se avete le motivazioni giuste e volete vendere adesso, anche se avete comprato a 100, dovete accontentarvi di rivendere a 60.
    Non c’è altra soluzione. Prima lo capite e meglio è. Anzi, vendete adesso e non aspettate, perché potrebbe andare peggio.
    Per l’affitto il discorso è leggermente diverso. I prezzi si sono sì abbassati, ma dopo si sono molto stabilizzati. In ogni caso, quando da un immobile fermo ( e perciò fonte di spese) si riceve qualcosa, anche se è meno di quello che si percepiva prima, è intellettualmente disonesto dire che non ci si stia guadagnando.
  2.  “La mia casa è di livello superiore”, sappiate che ne siamo fortemente convinti.
    Sappiate anche che, se questo è vero, la vostra casa costerà più di una casa di livello inferiore, ma sempre nel range di quelli che sono i prezzi che il mercato riconosce.
  3. “Non accetto meno di X perché mi servono per affrontare la spesa Y” sappiate che questa può anche essere una legittima aspirazione. Ma ancora una volta occorre fare i conti con quanto dice il mercato. E ridurre le aspettative sia su quello che si deve vendere che su quello che si deve comprare.
    Anche perché, se l’immobile resta fermo e non si vende affatto, la spesa Y resta una chimera.
  4. “Se non ci guadagno quello che voglio, tanto vale non vendere affatto” sappiate che questa frase è un coacervo di emotività  e irrazionalità.
    Abbiamo già  detto che un immobile fermo sul mercato è fonte di costi. Come può una persona ragionevole preferire rimetterci, pagando tutti i costi aggiuntivi di un immobile, invece di assecondare quello che è il mercato?
    Non ci sono spiegazioni.
    L’unica spiegazione è che queste persone non sono convinte del passo che vogliono compiere e che, forse possono anche permettersi questa indecisione.
    Questo ragionamento è identico anche per l’affitto. C’è chi ha talmente a cuore l’arredamento della casa da affittare, che preferirebbe venderla invece che vederlo utilizzato da altri. Ancora non riusciamo a capire il procedimento mentale: ci tengo talmente tanto ad una cosa che preferisco privarmene?

Tutti questi sono esempi, ma tratti da momenti di vita vissuta.
Quando, dopo aver illustrato i motivi di una nostra valutazione palesemente inferiore alle aspettative del proprietario, iniziano queste affermazioni, capiamo che il problema non è il prezzo.
Il legame con l’immobile, le false rappresentazioni della realtà che ognuno di noi si costruisce, sono degli ostacoli al raggiungimento dell’obiettivo. Sempre che l’obiettivo sia vendere o affittare.

Perché a volte non sono quelle le reali intenzioni del cliente che ci è di fronte.

Dobbiamo cercare di capire cosa c’è oltre le frasi fatte e le realtà  parallele.

Quello che è certo, è che noi non assecondiamo le illusioni.

Vi è capitato di fare i ragionamenti che abbiamo descritto? Se sì, allora, non raccontatevi altre favole, scriveteci a info@homingimmobiliare.it e saprete qual è il prezzo giusto del vostro immobile.