Category: Mondo Immobiliare (91)

Agevolazioni per mutui under 36

Dal 1° gennaio 2024 i giovani under 36 non potranno beneficiare della fiscalità agevolata precedentemente legata all’erogazione di un “mutuo prima casa”.
La Legge di Bilancio 2024, infatti ha stabilito che non sarà più possibile godere
– dell’esenzione dalle imposte di registro, ipotecarie e catastali;
– del credito di imposta IVA;
– dell’esenzione dell’imposta sostitutiva sui mutui per l’acquisto della prima casa.

Fino al 31 dicembre 2023, infatti, questi benefici sono stati disponibili per i giovani che non avessero ancora compiuto 36 anni con un ISEE non superiore ai 40.000,00 euro.

Quali tasse pagheranno gli under 36?

Quanto pagheranno quindi gli under 36 in caso di acquisto della “prima casa”?
Pagheranno le imposte previste per chiunque si accinga ad acquistare la “prima casa” e quindi:
– un’imposta di registro del 2% (anziché del 9%) sul valore catastale dell’immobile;
– l’imposta ipotecaria e catastale entrambe nella misura fissa di 50,00€.

Finanziamento del Fondo garanzia

Il Fondo di garanzia per l’acquisto della prima casa, invece, è prorogato per un altro anno, dando, a chi ne avesse i requisiti, la possibilità di usufruire della garanzia dello Stato fino all’80% della quota capitale.

Il rifinanziamento del Fondo, per l’anno in corso è stato pari a 282 milioni di euro e sono stati introdotti alcuni nuovi requisiti di accesso, che riguardano le categorie prioritarie.

La novità introdotta, riguarda, infatti, alcune tipologie di nuclei familiari e per la precisione:
– nuclei che comprendono tre figli di età inferiore ai 21 anni e un ISEE non superiore a 40.000,00 euro annui;
– nuclei che comprendono quattro figlio di età inferiore ai 21 anni e un ISEE non superiore a 45.000,00 euro annui;
– nuclei con cinque o più figli di età inferiore ai 21 anni e un ISEE non superiore a 50.000,00 euro annui.

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Accordo di mediazione

Uno degli argomenti più delicati da trattare con tutti i clienti, spesso anche con i colleghi, è la provvigione dovuta al mediatore.
È un argomento delicato in quanto c’è molta confusione su quando, da chi e come sia dovuta, ma soprattutto sul perché.

Andiamo con ordine.

La provvigione del mediatore è il compenso che viene corrisposto per l’attività di intermediazione immobiliare svolta nell’ambito di una compravendita o di una locazione fra un proprietario e un acquirente o conduttore.
L’attività di intermediazione è quella che serve a favorire la conclusione della trattativa ed è normata dal Codice Civile all’art. 1755 che recita: “Il mediatore ha diritto alla provvigione da ciascuna delle parti, se l’affare è concluso per effetto del suo intervento. La misura della provvigione e la proporzione in cui questa deve gravare su ciascuna delle parti in mancanza di patto, di tariffe professionali o di usi, sono determinate dal giudice secondo equità.”

L’agente immobiliare è un mediatore se ha alcuni requisiti e se è abilitato presso la Camera di Commercio. Il suo lavoro consiste nel mettere in essere tutte quelle attività necessarie per la messa in vendita o in locazione gli immobili, tutti gli adempimenti burocratici e tecnici che devono essere effettuati, fino alla gestione della trattativa che porta alla conclusione dell’affare.

La provvigione che spetta all’agente immobiliare, non è stabilita dalla legge ma dalle consuetudini del luogo in cui l’agente stesso lavora. Può oscillare dal 3% al 7% nelle grandi città o in zone particolarmente richieste per le vendite, una mensilità di canone (poco più dell’8%) per gli affitti. Queste cifre includono tutte le spese che il mediatore deve sostenere per le attività strumentali necessarie a concludere un affare.
La legge, però, prevede chiaramente che la provvigione dell’agente immobiliare debba essere pagata sia da proprietario dell’immobile che dalla controparte.

La conclusione dell’affare: il momento in cui matura il diritto alla provvigione

Il diritto alla provvigione si matura alla conclusione dell’affare, cioè quando l’accordo fra le parti si perfeziona e quindi nel momento in cui il proponente viene a conoscenza dell’accettazione della proposta.
Ogni agente immobiliare è libero di scegliere quando richiedere il proprio compenso, che quindi può essere pagato al momento dell’accettazione, del rogito o della stipula del contratto di locazione.
Qualora il regime fiscale dell’agente immobiliare lo richieda, agli importi va aggiunta l’IVA, che per questi servizi è pari al 22%.

Nel nostro caso, abbiamo scelto di richiedere il pagamento della provvigione al momento della stipula del contratto di locazione o al momento del rogito. Questo perché scegliamo di accompagnare i nostri clienti in tutto l’iter delle transazioni immobiliari, per aiutare a risolvere tutte le questioni, anche di natura tecnica, che possono sorgere prima della stipula e del rogito. La nostra provvigione include anche questo aspetto del nostro lavoro e non solo la mediazione puramente intesa e cioè, mettere in contatto la domanda con l’offerta.

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La commissione Industria, Ricerca ed Energia del Parlamento Europeo, ha dato il via libera alla proposta di revisione della Direttiva europea sulle case green, ovvero sulle performance energetiche degli edifici.

Di cosa si tratta?

La Direttiva UE sulle case green (Energy Performance of Buildings Directive – EPBD) è uno strumento che nasce con due obiettivi: la riduzione delle emissioni nette di gas serra di almeno 55% entro il 2030 e il conseguimento della neutralità climatica entro il 2050. Secondo la Commissione Europea, infatti, gli edifici presenti negli Stati dell’Unione sono responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas serra del loro territorio.
A marzo ci sarà la seduta plenaria del Parlamento con la votazione sulla posizione finale del Parlamento stesso, che darà il via al negoziato (detto “trilogo”) con le altre istituzioni dell’Unione (Commissione e Consiglio) per arrivare poi alle disposizioni finali.

Obiettivi ambizioni quelli fissati dal Parlamento europeo

Cosa prevede la Direttiva “Case green”

Tutte le nuove costruzioni dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028, dotandosi di tecnologie solari laddove possibile. Gli edifici residenziali sottoposti a importanti ristrutturazioni, invece, avranno tempo fino al 2032.
Gli edifici residenziali dovranno raggiungere la classe E entro il 2030 e la D entro il 2033. Per gli edifici pubblici, invece le scadenze sono più ravvicinate e, rispettivamente entro il 2027 e il 2030.
Secondo il Parlamento Europeo, i Paesi membri devono garantire l’abbandono dei combustibili fossili negli impianti di riscaldamento, a partire dai nuovi edifici fino ad arrivare a quelli oggetto di importanti ristrutturazioni, entro la data di recepimento della Direttiva. In ogni caso, l’obiettivo è quello di eliminarli totalmente entro il 2035 salvo deroghe specifiche.

Ogni Stato membro potrà stabilire le misure necessarie per raggiungere questi obiettivi, tenendo conto delle peculiarità e delle diversità del patrimonio edilizio nazionale. Il Parlamento suggerisce anche che i piani nazionali di ristrutturazione prevedano schemi e misure di sostegno per facilitare l’accesso a sovvenzioni e finanziamenti, con sovvenzioni e sussidi per i proprietari degli edifici con le peggiori prestazioni e per le famiglie più vulnerabili.

Le Case Green per combattere la povertà energetica

La povertà energetica

L’aumento dei prezzi dell’energia, ha portato a livelli istituzionali, forse per la prima volta su ampia scala, il dibattito sulla necessità della riduzione dei consumi e dell’efficienza energetica degli edifici.
La cosiddetta “povertà energetica” (l’impossibilità delle famiglie di poter affrontare le spese relative al riscaldamento delle case e all’uso dell’energia elettrica) ha posto l’attenzione sulla necessità di avere abitazioni con migliori prestazioni e minori consumi, in modo da consentire alle persone di affrontare le giuste spese senza mettere a repentaglio la propria salute.

Il dibattito

Il testo del Parlamento è ormai definito, tuttavia sarà il negoziato con le atre istituzioni a dare l’avvio ad un ampio dibattito sia a livello europeo che dei singoli Stati membri. Si tratta di un argomento che interessa la materia politica, sociale, economica nonché climatica.

In Italia

I Ministri italiani dell’ambiente, degli affari europei e quello dello sviluppo economico, hanno immediatamente chiarito la loro posizione di forte dubbio rispetto a questa direttiva.
Il patrimonio edilizio italiano ha delle peculiarità dovute, in primo luogo all’antichità. Si stima che il 65% degli immobili sia costruito senza alcuni criterio di risparmio energetico. Ciò determina un fabbisogno di circa 2,5 volte superiore rispetto agli edifici costruiti con maggiori requisiti di efficienza. Riscaldare queste case comporta una grave dipendenza dal gas naturale con i rischi di povertà energetica già descritti.
Nonostante la situazione italiana, dunque, al momento gli obiettivi della direttiva sono visti come troppo ambiziosi.

I paesi membri potranno fare valutazioni specifiche sul loro patrimonio immobiliare

Le deroghe

La direttiva prevederà, tuttavia, delle deroghe. Si pensa di escludere dall’applicazione della direttiva:
– monumenti ed edifici sottoposti a tutela e quelli situati in zone protette
– gli edifici residenziali utilizzati meno di quattro mesi all’anno o comunque con un consumo energetico inferiore al 25% di un consumo annuale
– gli edifici di culto
– le strutture temporanee.
I paesi membri, inoltre, nella bozza del Parlamento hanno la possibilità di valutare fattori come il costo delle materie prime, la possibilità tecnica di realizzare gli interventi e anche la disponibilità di manodopera qualificata.

Divieto di vendita o di affitto?

Assolutamente no. La Direttiva non introduce alcun limite in questo senso. Qualora il limite fosse posto, sarebbe una scelta degli Stati membri al momento del recepimento della Direttiva stessa. 

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Viva-Magenta

Viva Magenta!

A cosa inneggiamo oggi? A una “tonalità non convenzionale per un mondo non convenzionale”, al Colore dell’anno 2023 di Pantone.

Viva Magenta discende dalla famiglia dei rossi e si ispira al colore della cocciniglia, uno dei più forti e preziosi coloranti naturali. È un colore coraggioso, impavido ed esuberante che incoraggia la sperimentazione e l’espressione di sé.
È una tonalità rigorosa, sicuramente adatta al femminile ma anche al maschile, per cui, negli utilizzi futuri potrà essere sfruttata questa sua caratteristica genderless (impresa che al Very Peri difficilmente sarà riuscita perfettamente).

Diciamo la verità, anche quest’anno, non parliamo di un colore nuovo, ma di una tinta già presente nelle nostre case, fra i nostri accessori, nel make up.

Ciò che di nuovo ha introdotto Pantone nell’esperienza del Colore dell’anno è un esperimento di design chiamato “The Magentaverse” che esplora le relazioni tra nuove tecnologie e creatività umana. Una mostra interattiva, fatta di stanze multisensoriali guidate dallo spirito di Viva Magenta, che esamina le connessioni fra natura e tecnologia, che si terrà negli spazi di Artechouse di Miami.

Come utilizzeremo Viva Magenta?

Nell’arredamento è un colore facile da abbinare, in quanto si adatta perfettamente ai colori caldi e a quelli freddi. Pantone, oltretutto, pensa davvero a ogni possibilità e ci propone già delle palette pronte, per non sbagliare nell’accostamento del Colore dell’anno. Abbiamo “Equilibrium”, “Ignite”, “Family Ties” ed altre, che utilizzano il nuovo colore dando la possibilità di non buttare via tutti i Colori dell’anno degli scorsi anni.
Si possono scegliere complementi di arredo, mobili e armadi e o decidere di utilizzarlo per le pareti.
Per esperienza, suggerisco cautela con le pareti colorate, che io personalmente adoro, ma che a lungo andare tendono ad appesantire gli spazi e, in generale la vita. Questo non toglie che una piccola parete, in uno spazio della casa che sia luminoso, con il Viva Magenta darebbe all’immobile una bella sferzata di energia cosmica.

Non solo Pantone

Chi si occupa proprio di design nell’architettura, invece si mantiene sempre su colori molto più neutri, forse perché invece dell’aspetto creativo, analizza e cerca di soddisfare maggiormente quello prettamente commerciale, collegandosi materialmente alla produzione di vernici.  Per Sikkens, infatti, il colore dell’anno è “Wild Wonder”.


“Wild Wonder” e le sue palette collegate, portano energia, equilibrio e gioia negli spazi abitativi e lavorativi. Sono colori luminosi ispirati ai raccolti nei campi. Si tratta in pratica di un giallo pallido, che ricorda la polpa di banana, descritto dal brand stesso come “un oro tenue con accenni di verde, che si ispira ai baccelli dei semi freschi e al grano del raccolto”.

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