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Cos'è il deposito cauzionale

Un argomento ricorrente con i nostri clienti, è il deposito cauzionale.

Anche su questo argomento circolano tante informazioni errate. I locatori ad esempio pensano che possa essere trattenuto a titolo di penale in caso di recesso anticipato. Gli inquilini, invece, non ne capiscono il funzionamento e pensano si tratti di “mensilità di canone anticipate” e confondono il deposito con la “caparra”.

Ma in cosa consiste il deposito cauzionale e come funziona? Proviamo a fare un po’ di chiarezza.

La legge.

Il deposito cauzionale è previsto per tutelare il locatore da eventuali danni arrecati all’appartamento dall’inquilino e, più in generale, da ogni inadempienza dello stesso.
L’art.11 della legge 392/1978 (la Legge sull’equo canone) dispone che l’entità del  deposito cauzionale non possa superare le tre mensilità di canone  e che debba essere sempre produttiva di interessi legali. Questa norma è ancora valida per i contratti cosiddetti a canone concordato e per i contratti ad uso diverso dall’abitativo.

Per il contratto 4+4, tale disposizione si ritiene superata dalla Legge 431/1998 Legge di riforma degli affitti. Per questo motiovo, è possibile per le parti decidere entità e produttività del deposito cauzionale.

La pratica.

Il deposito viene rilasciato alla stipula del contratto e può essere versato, in contanti (se di importo fino ai 3000,00€), con libretto bancario o postale, con garanzia fideiussoria, bancaria o assicurativa.

Tali somme dovranno essere restituite solo al momento del rilascio dell’appartamento da parte dell’inquilino e dopo aver verificato che l’inquilino abbia adempiuto a tutti i suoi obblighi.
Se il locatore non procede a tale restituzione, il conduttore ha 10 anni per far valere il suo diritto in sede giudiziale. Se invece ci sono danni dimostrabili, in caso di mancata restituzione, l’inquilino rischia di incorrere solo in spese e lunghe procedure giudiziali, ma alla fine il giudice non potrà che dargli torto.

Per velocizzare queste pratiche, consigliamo sempre di fare un verbale di consegna dell’immobile sotto forma di foto o video: in questo modo è più difficile contestare lo stato dell’appartamento.

Hai ancora dubbi o domande sul deposito cauzionale? Mandaci una mail a info@homingimmobiliare.it

 

Cosa c'è da sapere sull'affitto con riscatto

L’ affitto con riscatto, o rent to buy, è stata considerata una soluzione per portare nuova linfa ad un mercato immobiliare giunto ai minimi storici, al punto che si è meritato un approfondimento normativo.

La panacea del mercato immobiliare?

Parliamo di una formula contrattuale che è stata pubblicizzata negli ultimi anni come la panacea ai mali del mercato immobiliare. Un mercato che vedeva (e tutt’ora vede) una grande quantità di immobili invenduti e grandi difficoltà per nell’erogazione dei mutui finalizzati all’acquisto. Questo tipo di contratto, tuttavia, non è decollato, forse complice anche la grande confusione in materia normativa e fiscale che lo circondava, al punto che adesso si sta tentando con il Leasing Immobiliare.

Con il D.L. n. 133/2014, specificato dalle note interpretative del Consiglio del Notariato e dalla Circolare 4/E del 2015 dell’Agenzia dell’Entrate, riguardo all’affitto con riscatto, tuttavia, sono intervenute delle norme più chiare che si spera diano una spinta propulsiva al mercato.

Cerchiamo di capire di cosa si tratta.

  • L’affitto con riscatto, tecnicamente è un “contratto di godimento in funzione della successiva alienazione”. Un contratto atipico, che non rientra in nessuna delle fattispecie utilizzata fino ad adesso (locazione con patto di futura vendita, o compravendita con riserva di proprietà), le cui parti sono il conduttore (chi acquisisce il godimento del bene) e il concedente (chi concede l’immobile).
  • Per una maggior tutela del conduttore  è previsto  l’obbligo di trascrizione dell’affitto con riscatto nei registri immobiliari.
  • La durata massima prevista è di 10 anni, per dare alle parti la possibilità di una ampia copertura giuridica lasciando la libertà di scelta sulla durata del periodo di godimento.
  • Il conduttore mantiene il diritto di scegliere se riscattare o meno l’immobile.
  • Secondo la norma occorre stabilire quanta parte del canone versato è da considerarsi come acconto del corrispettivo finale e quanta è da considerare il pagamento per il godimento dell’immobile.
    Questo in quanto, il regime fiscale delle due parti sarà diverso: imposta di registro al 3% per la parte considerata acconto della compravendita, e cedolare secca o regime IRPEF per la restante parte.
affitto con riscatto: Uno schema da adattare alle esigenze

Chiariti questi aspetti normativi, possiamo dire comunque che lo schema da scegliere resta molto personale e dettato dalle esigenze del conduttore e del concedente.

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Home staging costo o investimento
Da circa un anno ci siamo avvicinati al magico mondo dell’home staging, leggendo, imparando, partecipando a corsi, ma soprattutto, sperimentando.
Nonostante le nostre rassicurazioni sull’efficacia di questa tecnica di valorizzazione immobiliare, i proprietari  risultano ancora estremamente diffidenti e soprattutto, ritengono si tratti di un “costo” a loro carico.
Non riuscendo a convincerli semplicemente con la parola, o con le immagini, oggi proviamo con i numeri.

Abbiamo calcolato il tempo di giacenza medio degli appartamenti sui quali abbiamo effettuato l’intervento di home staging (parliamo di immobili in affitto).

Gli immobili, pur essendo pubblicizzati al giusto canone, erano fermi in media da 5,5 mesi.

Dopo il nostro allestimento, il primo risultato valutabile è riferito al numero di visualizzazioni degli immobili che è aumentato del 900% solo sul sito della nostra agenzia.

A queste visualizzazioni vanno poi aggiunte a quelle dei portali immobiliari sui quali noi pubblicizziamo gli immobili e le visualizzazioni direttamente in agenzia.

Questo ci ha consentito di avere una proposta scritta dopo solo 1,6 visite in media ad immobile staged, permettendoci di andare a stipula di contratto dopo in media solo 26 giorni di pubblicità.

Il tempo di giacenza si è quindi ridotto in media dell’84%.

POST HOME STAGING

GIACENZA VISUALIZZAZIONI

– 84%

+900%

Se questi dati ancora non dovessero risultare convincenti, analizziamo l’argomento dal punto di vista economico.
Prendendo ad esempio uno degli appartamenti da noi allestiti, con un canone di affitto richiesto di € 450,00 e una quota condominiale mensile di € 35,00 nei 5,5 mesi di giacenza, il proprietario ha perso € 2675,00 senza calcolare gli altri costi (tasse e manutenzione).
CANONE DI LOCAZIONE QUOTA CONDOMINIALE GIACENZA MEDIA MANCATO INCASSO
          € 450,00      

€ 35,00

5,5 MESI

€ 2675,00

Ma quanto costa il servizio di home staging ad un proprietario che si rivolge alla nostra agenzia? In questo momento, per promuovere il nostro servizio (che ricordiamo parte dalla valutazione dell’intervento da effettuare, l’acquisto del materiale adatto, l’allestimento, il servizio fotografico, la pubblicizzazione) c’è da pagare solo l’acquisto/noleggio del materiale da allestire, quindi una cifra che si aggira intorno ai € 150,00.

A questo punto cari proprietari, occorre iniziare a pensare e a ragionare in termini imprenditoriali.

A fronte di questi numeri, l’home staging è un costo o un investimento?

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